TRENTINO – VAIA – 27 ott. 2023 – Dopo cinque anni il punto. Salendo dalla strada forestale Marolo-Tremenaga che parte dopo il ponte Salton, a metà val Calamento, rimessa in sicurezza dopo i danni di Vaia, abbiamo l’occasione per una panoramica a livello provinciale. Siamo con il comandante della forestale Giovanni Giovannini, il capitano Caterina Gagliano, Renzo Deville e Marco Olivari, rispettivamente comandante della stazione forestale e direttore dell’ufficio distrettuale forestale di Borgo Valsugana. In Trentino come detto vengono piantate 400.000 nuove piantine l’anno, per 250 ettari.
Parliamo di rigenerazione. Si arriva nella zona del cantiere forestale, tra quota 1.210 e 1.360 metri. Un’area di 3,4 ettari prima coperta da piante colpite dal bostrico.
Per chi non lo sapesse, sono piante autoctone dei nostri boschi, che si prestano al processo di rinnovazione delle foreste, che coniuga la mano dell’uomo alla spinta della natura.
Il bosco del futuro è composto di aceri, tigli, castagni, faggi, sorbi, pioppi, salici, assieme alle conifere ma in maniera non così diffusa come in passato. Più latifoglie e biodiversità per il bosco del futuro, che piano piano sostituirà la «classica» foresta di abeti e pini. Perché quello che si conosce è in realtà il bosco dell’Ottocento, composto da alberi in gran parte nati due secoli fa.
C’è poi un fenomeno evidente, lo spostamento verso l’alto delle specie vegetali che caratterizzano le nostre foreste. “L’aumento della temperatura cambia le condizioni stazionarie delle piante. Le latifoglie, in particolare faggio acero, tiglio, castagno, pioppo e salice si stanno spostando verso l’alto, anche di 5-600 metri di quota. Un innalzamento medio che riguarda anche il limite altitudinale del bosco stesso, ora sopra i 2.000 metri”, conclude Giovannini.