MILANO – 19 giu. 2014 – “Per recuperare lo speleologo tedesco rimasto ferito a 980 metri di profondità è stata
fondamentale la collaborazione tra team di soccorritori di nazionalità diverse, provenienti da diversi Paesi dell’arco alpino, tra cui l’Italia. Ciò dimostra ancora una volta come le montagne siano cerniere e non barriere”.
Con queste parole il Presidente generale del Club alpino italiano Umberto Martini ha commentato il salvataggio avvenuto alle 11:40 di questa mattina di Johann Westhauser, speleologo 52enne di Stoccarda, che si trovava a quota 980 m di profondità nella più grande grotta della Germania, la Riesending-Schachthöhle, in alta Baviera. Lo speleologo era rimasto ferito gravemente l’8 giugno scorso, dopo essere stato investito da una gragniuola di massi e sassi.
Dopo oltre 11 giorni, pari a 275 ore, Johann è stato evacuato dalla cavità grazie all’impegno congiunto dei tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), Sezione nazionale del CAI, e dei servizi di soccorso speleologico austriaco, svizzero, tedesco e croato.
Il Presidente del CAI ha riservato parole di grande elogio al lavoro dei 109 tecnici del CNSAS che, organizzati su più turni di lavoro, hanno lavorato per decine di ore per raggiungere, soccorrere ed evacuare il ferito. “Il nostro CNSAS ha assicurato un supporto importante in termini di uomini e mezzi e ha risposto come meglio non si poteva alla richiesta di aiuto che è arrivata dalla Germania”.
I membri dell’equipe della Commissione Medica del CNSAS sono stati i primi a raggiungere ed a medicalizzare il ferito ed a seguirlo per tutto il percorso di evacuazione fino a pochi metri dall’uscita. Un contributo determinante alla sua sopravvivenza, come quello dato da tutti i tecnici coinvolti nelle operazioni di soccorso.
