CONDINO – (TRENTINO) – 9 giu. 2014 – l’assemblea dei lavoratori della Legno Più Case hanno messo in evidenza “di aver dato tutto ciò che era nelle loro possibilità in termini di disponibilità, lavorando i sabati e le domeniche, ricorrendo al lavoro straordinario e ad orari di flessibilità. Nei cantieri mobili si sono accettate condizioni al limite della sopportazione umana”. Le critiche all’azienda Legno Più Case non terminano con quegli addebiti ma proseguono con il fatto che non sono stati ripagati con la stessa moneta in quanto l’azienda ha sempre tenuto nascosto i veri problemi, del non essere a conoscenza delle reali condizioni in cui veniva trascinata l’impresa, nella drammaticità, da anni, di vedersi riconosciute le loro retribuzioni con ritardi intollerabili.
Proseguendo nel loro comunicato hanno posto in evidenza che l’arrivo della nuova proprietà aveva creato speranza. Solo poi si sono conosciute le vere vicende societarie seguite che hanno gettato i lavoratori di fronte alla verità di un’impresa sull’orlo del fallimento. Il risanamento è passato attraverso una ricapitalizzazione, e, soprattutto, attraverso il licenziamento dei 17 lavoratori del ramo edile. Per i 32 lavoratori rimasti, dopo 6 mesi, solo cassa integrazione a 700,00 €uro al mese, con ritardi nei pagamenti sempre più drammatici.
Secondo il sindacato e i lavoratori è una situazione che non può continuare nel silenzio più assoluto, la Legno Più Case non deve essere l’ennesima azienda della Valle del Chiese che chiude nell’indifferenza delle istituzioni, nel disinteresse della popolazione.
Con l’incontro di oggi i lavoratori della Legno Più Case chiedono al sindaco di Condino, Giorgio Butterini, di farsi carico delle loro istanze, di portarle all’attenzione di Patrizia Ballardini, Presidenze della Comunità di Valle delle Giudicarie, degli altri Sindaci nel tempo interessati dalle varie crisi aziendali succedutesi, e dell’Assessore all’industria, al lavoro e allo sviluppo economico, Alessandro Olivi.
Le richieste che oggi, con dignità, responsabilità e forza affermano i lavoratori e la FILLEA-CGIL del Trentino avanzano sono posti in alcuni punti ben precisi.
Di avere la garanzia di ricevere gli stipendi ogni mese! I lavoratori della Legno Più Case fanno parte di un grande gruppo trentino, facente capo alla famiglia Paterno (la nuova società entrata recentemente per dare ossigeno alla struttura della Val del Chiese), e chiedono di essere trattati alla pari degli altri dipendenti, che al contrario, ricevono regolarmente il loro stipendio!Inoltre mettono in evidenza che i drammi familiari derivanti dal lungo periodo di cassa integrazione a basso salario e dal ritardo nei pagamenti, sono arrivati all’allarme rosso. Che il disagio sociale non riguarda solo chi lo subisce direttamente, ma tutta la comunità.
Ecco quanto il sindacato e i lavoratori ora chiedono:
“pretendere dall’attuale proprietà della società un piano industriale serio che rilanci veramente la Legno Più Case, in un segmento di mercato, quello della bioedilizia e delle case in legno, che, pur in un contesto di grande crisi del comparto edile, è l’unico ad avere prospettive e margini di crescita;
pretendere dalla istituzioni pubbliche, Comuni, Comunità di Valle e Provincia, di ripensare al modello di sviluppo della filiera del legno, ricostruire le linee di una vera politica industriale per il settore, che parta dalla coltivazione del bosco per arrivare alla costruzione della casa chiavi in mano, in un’ottica sinergica di filiere corte all’interno di un distretto provinciale. Il legno è la materia prima su cui puntare per continuare a dare prospettive di sviluppo industriale, e quindi garantire lavoro alle famiglie della Valle del Chiese.”
proseguendo nelle loro richieste “i lavoratori della Legno Più Case consegnano questo breve contributo alla popolazione, agli amministratori per il tramite del Sindaco di Condino, agli organi di stampa, affinché nasca una maggiore consapevolezza attorno al dramma occupazionale vissuto dai dipendenti di Legno Più Case che, dramma che, prima di loro, altri lavoratori di altre aziende hanno subito e che, in assenza di strategie diverse e dell’attenzione delle amministrazioni pubbliche, toccherà inesorabilmente altre realtà produttive in futuro”.
Infine il sindacato lancia un grido di allarme “la Valle del Chiese, nella sua vocazione manifatturiera, sta scomparendo dalla geografia del lavoro! E’ un declino che non va accettato passivamente! Dall’ennesimo dramma della Legno Più Case si parta per la ricostruzione di un futuro sereno fondato sul diritto al lavoro!”
Nella foto di copertina: una delle tante strutture eseguite da Legno Più Case