FRANCIACORTA (BS) – 17 giu. 2014 – Tra le persone presente al CANON DAY avvenuto domenica scorsa a Franciacorta, firme autorevoli conosciute a livello mondiale: Giovanni Gastel. Una persona dalla stretta di mano che la senti subito sincera e dal modo di fare, della persona, che ti mette subito a tuo agio senza anteporre la sua persona. Infatti chi lo avvicinava e lo elogia, Giovanni Gastel, risponde spesso con un sorriso e un semplice grazie senza pavoneggiarsi. Se poi entri nell’interlocuzione del mondo della fotografia non fa pesare il suo sapere e spontaneamente dice la usa senza porre il suo dire a giustezza assoluta.
Conoscendo il personaggio che ha fotografato il miglior mondo delle belle donne, delle fotografie con una ricercatezza molto singolare per luci e ombre, per le espressioni fissate dal suo obbiettivo, sei portato a pensare e domandarti chi vorrebbe fotografare in futuro. La sua risposta semplice col sorriso che gli illumina gli occhi ti dice: “quella di domani”. Una affermazione di risposta che di far suo è semplice, ma che ti dà la dimensione del futuro, della ricerca, del nulla di intentato e della ricerca che dagli occhi gli viene trasmesso nell’animo e che glielo riempia.
Gaspel si definisce “artigiano del mestiere” e nel dialogo non usa mai la parola professionista o professione e la fotografia la chiama un racconto di una “situazione ideale”. Oppure chiama lo scatto fotografico “uno scatto d’autore”, ma in questo caso il contesto riferito era la fotografia che fa cronaca: di una guerra, di un disastro, della miseria, dei più deboli, dei sofferenti dei fatti di vita quotidiana.
Come spesso ci capita di definire e più facilmente di dire quando trovi una persona semplice: una bella persona, un uomo che non si antepone. Infatti girando tra i fotografi amatoriali che cercavano di fissare il loro miglior scatto sulle modelle presenti chi gli chiedeva qualche consiglio, se era tecnico, allora entrava nella dialogo. Altrimenti faceva leva sulla sensibilità del suo interlocutore per fargli capire di trovare lo stimolo per avere un occhio fotografico che gli venisse dal suo animo dalla sua sensibilità e non da una “ricetta consigliata” dove (spesso) viene premiato o soffocato il soggetto per la mancanza di quel racconto fotografico “dell’artigiano del mestiere”.