ARCO – (TRENTINO) – «L’ATLANTE»: FRANCESCO FONASSI, ROBERTA PAGANI E FABRIZIO PERGHEM

Cultura

Francesco Fonassi_Canto minore (Minor Strain), Eremo S.Paolo (Arco di Trento), 2014. Photo credit_Carola Bonfili

ARCO – 25 giu. 2014 – Prosegue con tre nuovi progetti degli artisti Francesco Fonassi e Fabrizio Perghem e della curatrice Roberta Pagani il percorso di esplorazione delle teorie e delle pratiche del contemporaneo «L’atlante», in corso alla galleria civica «Segantini» di Arco, nell’àmbito del progetto «Der Blitz. Ricerca, azione e cultura contemporanea»: una curatrice in residenza con la sua ricerca sul campo «Lo studiolo» e due artisti le cui opere sconfinano dagli spazi assegnati per comunicare con il territorio circostante. Il vernissage è venerdì 27 giugno alle 18, presenti gli artisti e la curatrice, con visita delle opere insieme ai curatori di «Der Blitz» Denis Isaia e Federico Mazzonelli. Inoltre nel cortile della galleria civica è proposto un laboratorio per bambini e ragazzi ispirato alla ricerca degli artisti presenti. Infine, domenica 6 luglio all’eremo di San Paolo ad Arco, Francesco Fonassi dà vita alla performance sonora frutto del lavoro presentato a «L’atlante», già realizzata lo scorso maggio all’auditorium Parco della Musica di Roma.

Francesco Fonassi
Dal 28 giugno al 13 luglio; performance il 6 luglio alle ore 21 all’eremo di San Paolo, ad Arco
Canto Minore (Minor Strain)

Per Der Blitz Francesco Fonassi (Brescia, 1986), in collaborazione con Michele Ducceschi presenta Canto minore (Minor Strain), fenomeno acustico generato attraverso un codice che applica modelli fisici non-lineari alla sintesi sonora digitale. Attraverso la simulazione di un piatto metallico – che in questa prima fase si estende per un’area di 10000mq e dialoga con un secondo piatto in scala 100:1 – vengono generati una serie di prototipi in cui il piatto viene percosso e messo in vibrazione applicando e modificando le condizioni fisiche in cui virtualmente suona, secondo criteri compositivi atti a misurarne e controllarne i modi. Una programmazione di ascolti viene presentato all’interno di Galleria Civica G. Segantini insieme ad un paper omonimo, curato da Fonassi in collaborazione con Valerio Mannucci, dove una serie di contributi visivi e testuali tracciano il perimetro di un territorio a venire. Nello spazio adiacente Simone W., video silenzioso costituito da una serie di sequenze video che sorvolano – secondo tratte geometriche pilotate a vista e voli liberi – superfici prive di riferimenti. Con Canto minore (Minor Strain) Fonassi prova a rintracciare altrove, geograficamente, un’antropologia della violenza acustica, dell’imparare il pericolo a memoria e di sonorità che – subendo e stratificandosi su dati reali e forme ideali – ritornano sacre per necessità. Un’idea di fisica come luogo delle soluzioni immaginarie, che accordi simbolicamente alle forme le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità. Con la collaborazione di Michele Ducceschi (laureato in Fisica, con un PhD in Ingegneria Meccanica presso l’Ecole Polytechnique di Parigi, si occupa di modelli numerici nel campo della sintesi sonora) e contributi di Valerio Mannucci (critico e editor di NERO), Daniela Zangrando (scrittrice e curatrice indipendente), Alberto Tadiello (artista), Francesco De Michelis (fotografo) e Alessandra Messali (artista). Il lavoro di Francesco Fonassi è stato recentemente presentato presso il Palais de Tokyo, Parigi (F); MACRO, Roma; CoCA, Torun (PL); viafarini DOCVA, Milano; BB15, Linz (A); Emily Harvey Foundation, NYC; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Un ascolto esterno, in 5 canali, avverrà il 6 luglio 2014 alle ore 21 all’eremo di San Paolo ad Arco.

Roberta Pagani
Dal 28 giugno al 3 agosto
Lo studiolo

Roberta Pagani sceglie di inserirsi all’interno del contesto del progetto Der Blitz trasferendosi, per un mese, nello spazio a lei dedicato, all’interno della Galleria Civica G. Segantini. Qui stabilirà il suo “studiolo” e svolgerà la richiesta di curatela rivòltale nella formula di una residenza. Lo spazio messo a disposizione diventa l’ufficio entro cui la curatrice sceglie di stabilirsi e ricreare la dimensione di ricerca che anticipa un progetto di mostra. L’invito a Der Blitz si trasforma in una residenza durante la quale indagare criticamente (attraverso ricerche, approfondimenti, testi, interviste e dialoghi web con artisti e professionisti) il senso stesso del risiedere. Facendo riferimento a una prassi in uso tra gli artisti dell’ultima generazione, sarà analizzato il ruolo e il significato delle residenze per artisti oggi: quanto la location (il contesto) è portatrice di senso nel lavoro dell’artista (e non viceversa), il valore dell’abitare uno spazio fisico e sociale (e quindi di turismo contingente), il peso della “committenza” e il principio dell’autorialità (dove comincia l’uno e finisce l’altro). Nella sala del museo, durante gli orari di visita*, la curatrice sarà presente con il suo tavolo di lavoro privato (ovvero il desktop del PC), proiettando a parete le azioni di ricerca e studio. L’atto di risiedere diventa il pretesto e l’oggetto di un approfondimento che si svolgerà nelle settimane dedicate: si tratta di un work in progress volto a esprimere l’urgenza critica, di studio e di approfondimento con cui la dimensione curatoriale è chiamata abitualmente a confrontarsi e, allo stesso tempo, si pone l’obiettivo di teorizzare un assunto da sviluppare in un successivo progetto formale di mostra.

Fabrizio Perghem
Dal 28 giugno al 13 luglio
Errare humanum est

Il progetto di Fabrizio Perghem ripercorre attraverso un circuito di installazioni il rapporto fra l’ambiente e l’uomo. La modernità ha tracciato un quadro fortemente negativo dell’esperienza umana nel mondo, in cui l’agire dell’uomo stesso è fondamentalmente distruttivo. A partire da questa visione si è determinato il binomio natura/cultura ambiente/uomo che distilla in un secco dualismo l’umanità contemporanea. A partire da questi presupposti Errare humanum est definisce il paesaggio come l’espressione dell’appropriazione geometrica e architettonica del territorio. Il progetto si articola in tre momenti: l’installazione nello spazio museale, la scultura collocata nella cisterna del castello di Arco e il lavoro installato nel cortile. Per realizzare il progetto l’artista ha scelto con attenzione i materiali, che racchiudono di per sé questa dicotomia ambiente-uomo. Ad esempio, per la scultura collocata nella cisterna, sceglie di utilizzare il calcare oolitico di San Vigilio, una pietra originaria della zona di Arco, che per le sue caratteristiche è stata utilizzata, soprattutto nel Settecento, per la realizzazione di sculture, decorazioni e per la costruzione delle tubature degli acquedotti. Un elemento naturale che entra a far parte della storia e si integra con l’elemento culturale ed artistico. Mentre per l’altro lavoro colloca la scultura stessa su un basamento di ghiaccio che sciogliendosi la fa cadere a terra. Le treinstallazioni diventano quindi tre momenti accomunati da un equilibrio precario di elementi che sembrano fondersi e respingersi nel medesimo momento: la pietra e il metallo, il naturale e l’artificiale, il ghiaccio e il calore.

Francesco Fonassi (Brescia, 1986) Vive e lavora a Brescia. Dopo la formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, è stato artista residente presso il Palais de Tokyo di Parigi (2012-13), Fondazione Pastificio Cerere di Roma (2011-12) e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia (2010). Tra le recenti mostre personali Kollaps, Aufstieg. (MACRO, Roma, 2012) e Crocedomini (Monotono Contemporary Art, Vicenza, 2011). Tra le mostre collettive: La mé- thode Jacobson (Palais de Tokyo, Parigi, 2013); The 338 Hours Cineclub (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2013); Theatre of Life (CoCA, Torun, PL, 2012); Premio LUM per l’arte contemporanea (Teatro Margherita, Bari, 2012).

Roberta Pagani (Milano, 1983) si trasferisce a Torino nel 2009, dove vive e lavora. Consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e termina gli studi all’ENSBA (Parigi) specializzandosi in fotografia, installazione multimediale e video art. Dal 2011 promuove progetti curatoriali indipendenti con un’attitudine critica verso le forme di comunicazione e le dinamiche di fruizione da parte del pubblico, con particolare attenzione alla scena delle arti visive dell’ultima generazione. Con il progetto info-numeri inaugura a Torino una serie di appuntamenti, con cadenza mensile, che coinvolgono artisti del territorio e internazionali in location dissimili e allestimenti site specific. Nel 2012 è invitata a ideare e curare il progetto di residenza Be Clear!, in occasione del Festival dell’Economia, ospitata nel polo culturale e industriale Opificio delle Idee di Rovereto e, lo stesso anno, progetta e cura la mostra site specific On Air_Radio Raee all’interno del polo smistamento rifiuti di Asti. Nel 2013 idea la residenza HOTEL (per artisti e pubblico), un intervento situazionista e interpretativo del sistema dell’arte (Castello di Rivara, centro internazionale per l’arte contemporanea); con la collettiva Public Arena (Associazione Barriera, Torino) indaga il fenomeno europeo dell’urban intervention e l’azionismo della public&street art. Dal 2013 è parte del comitato scientifico e della direzione artistica del progetto The Others Fair, fiera off alle ex carceri Le Nuove a Torino. Ha curato mostre personali e collettive e la direzione artistica dell’allestimento di progetti espositivi in Italia e all’estero, tra cui: Plastitype, Van Der (To); Still, Galleria In Arco (To); Nuoto da camera e altre discipline olimpiche, Venus Gallery; N°3, GlogauAIR (Berlino); XI/XII/XII/XIV° Premio Cairo, Palazzo della Permanente (Mi); World!, Galleria Ermanno Tedeschi (Tel Aviv); MTV/Brand New Art, MAMBo (Bo), Lanificio Factory (RO), Centro Pecci (Prato), Fondazione Puglisi Cosentino (Ct), Palazzo della Permanente (Mi); Graphic Journalism, MIUMUR (Tolentino); L’arte del sogno, Galleria Nazionale dell’Umbria (Pg).

Fabrizio Perghem (Rovereto,1981) Si diploma in Arte Grafica Pubblicitaria, Cinetica e Fotografica a Rovereto, in seguito si laurea con una tesi in antropologia culturale presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Partecipa a diverse mostre in Italia e all’estero in città quali Venezia, Lugano, Bari, San Paolo; realizza diverse installazioni site-specific in spazi antropizzati, come in cave dismesse o su frangiflutti posti in mezzo al mare. Negli ultimi anni la sua ricerca si è concentrata sulla relazione tra il paesaggio e l’uomo, e sulle pratiche di intervento di quest’ultimo sulla natura. Nella concezione dell’artista, le azioni intraprese e il nuovo materiale visivo prodotto devono mirare non a creare un ulteriore luogo, ma a produrre delle interferenze che consentano di captare forze non immediatamente visibili in un ambiente.