ARCO – TRENTINO, 31 lug. 2014 – Uno scatto. Un’immagine. Ti dice. Ti racconta. Ti fa vivere emozioni belle o brutte. Ti fa capire. Ti fa conoscere. Ti fa riflettere. È la “scatola magica” – così chiamata un tempo la macchina fotografica – che ne produce l’effetto. Tutto vero, ma è ancora l’uomo cogliere il soggetto, le ombre e le luci su cui elaborare tutti i sentimenti, le sensazioni. Quante volte siamo rimasti incantati davanti ad una bella foto e magari ci siamo limitati a dire: sembra vero o vera quanto la fotografia riproduceva. Quante volte non siamo andati più in là di quanto vedevamo senza entrare nel merito del rappresentato, delle luci e delle ombre che la fotografia esprimeva. Senza riflettere che se quella foto avesse avuto luci e ombre diverse ne davano un significato diverso. Tanti interrogativi per ritornare che la fotografia ti dice, ti racconta.
L’autrice di questo scatto Giorgia Plinio, una giovane signora dai capelli ricci naturali che non si sa se sono tutti capricci, ha avuto – però – il “capriccio” di riprendere un viso che dà modo da riflettere oltre che vedere ed apprezzare l’immagine: la sua opera dal titolo «Il dubbio». il fotogramma di Giorgia Plinio
Un viso metà in luce e l’altra metà in ombra, quindi scura, buia, nera. Ecco che subito viene alla mente un uomo bianco e un uomo nero: la nostra società multietnica. Il viso di giorno e di notte. Una persona dall’umore normale e rabbuiato dai tanti pensieri e dispiaceri. Come un occhio nella parte scura della foto racconti: timori, voglia vedere e scrutare egualmente senza farsi vedere. Come vengono cancellate tutte “le rughe” segno del tempo che passa inesorabilmente. Con quel dito indice che spunta dalla mano che sostiene il mento, chiusa come se celasse un segreto. In dito indice che prende forza dalla mano e si pone sulle labbra il cui dito, forse, vuole indicare il silenzio, un interrogativo di giorno o di notte.
Ecco cosa può dire una fotografia valutandola con la limitazione che ognuno di noi possiede. Perché altri cedono, magari, cose che tu non hai rilevato, visto, creduto.
Gli esperti della “scatola magica” qualunque sia la marca, oltre a tutto quanto si è cercato di dire, valutano – non meno importante – la parte tecnica. Dal “gioco” di come porre la luce, alla sua intensità. A quale obbiettivo usare. Al diaframma e al tempo di esposizione. Ma anche come interloquire con soggetto, se animato, per avere l’espressione più confacente alla tua risposta per la ripresa a te più gradita.
Giorgia Plinio ci è riuscita con un’intensità di spessore che ci ha fatti giungere a quesiti per i quali ci siamo posti per dire che la fotografia, un fotogramma, un’immagine, ci può comunicare molto di più, di un bello o brutto del soggetto.
Come oggi vediamo superficialmente ciò che ci piace o non ci piace, solo per il nostro proprio gusto. Senza andare oltre al nostro io e vedere, capire cosa un’immagine, una semplice fotografia, un fatto, un qualcosa ci può dire e raccontare. Viviamo in un egocentrismo e un dato per scontato nella fretta più veloce di un qualsiasi scatto della vita quotidiana.